Chiamala Toscana sarà la tua birra
Oggi sull’edizione fiorentina del Corriere della Sera è uscita l’intervista che abbiamo rilasciato, insieme a Federico Bianchini del Bio Bistrot in via Pacini 45 a Firenze, alla giornalista Giulia Premilli, sulle birre artigianali in toscana e i microbirrifici presenti sul nostro territorio regionale.
Di seguito il testo integrale dell’intervista (il file da scaricare è in fondo all’articolo) dove abbiamo cercato di raccontare le particolarità di ciascun birrificio toscano e le ragioni che lo legano alla nostra terra.
Per gli interessati ad approfondire l’argomento in modo diretto, consiglio di dare un’occhiata alla mappa dei microbirrifici e brewpub toscani con tutte le informazioni sulla loro ubicazione territoriale e gli indirizzi web.
Indice dei contenuti
Chiamala Toscana sarà la tua birra
Quelle top sono ai marroni e al farro
di Giulia Premilli
L’Italian style? È diventato vaporoso come la schiuma da quanto un soffio d’effervescenza si è alzato dalle colonne del New York Times etichettando la birra artigianale italiana come la più gustosa al mondo.
Un vero «fermento» che ha fatto affiorare i piccoli birrifici di casa nostra, quelli che da produttori casalinghi, sono diventati in pochi anni piaccole aziende di qualità. E se i palati sopraffini li apprezzano per il ventaglio di fragranze che riescono ad ottenere, loro rispondono in creatività utilizzando unicamente i prodotti legati al territorio come il marrone di Marradi, il miele della Val di Bisenzio, il farro e i cereali della Garfagnana.Se in tutta la penisola, se ne contano appena duecento, solo in Toscana di queste aziende ne abbiamo diciotto, tre guidate da donne. Francesca Torri del pratese Mosto Dolce che con Elio D’Ellera produce tra le tante anche la «Duck» frutto delle castagne del Cantagallo; Rosa Gravina dell’Orzo Bruno di Pisa, una pioniera del fermento, la prima ad aprire in Toscana un’azienda che produce birra e infine l’aretina Carla Pancani del birrificio Pevack che con l’«Horta» ha ricreato la fragranza del pane appena sfornato.
«Si può dire che, nel mondo, ci apprezzano per l’alta qualità dei prodotti che utilizziamo – spiega Fabio Giovannoni presidente della Pinta Medicea, una delle associazioni italiane più dinamiche nel diffondere la cultura birraria. Un esempio è la birra al farro della Garfagnana, eccellenza che tutti ci invidiano.»
Ma la crème de la crème è l’unica birra italiana ai marroni. «La Lom del birrificio Cajun – continua Giovannoni – è un tipo di birra unica nel suo genere che riesce a mantenere tutto il gusto e il profumo dei marroni di Marradi». Sempre per le castagne le più apprezzate sono «La bastarda rossa» dell’Amiata prodotta proprio dalle pendici dell’omonimo monte, la potente «Canniccia» del Rhyton da servire con funghi porcini e formaggi e la stagionale Martellina del Mostodolce realizzata con miele di castagne della Val di Bisenzio.
In Grafagnana brilla la Petrognola ricca di schiumaggi opalescenti, figlia della passione di Roberto Giannarelli che per produrla utilizza solamente il farro e i cereali della sua terra. Nel 2008 ha conquistato il primo e secondo premio nel concorso «la birra dell’anno» diUnionBirrai, l’associazione nazionale di operatori del settore che promuove la diffusione della cultura della birra artigianale in Italia.Se insieme ad una degustazione si vogliono conoscere a fondo le curiosità delle artigianali, il sito fiorentino www.fermentobirra.it, creato da Nicola Utzeri, Marco Ghelfi e Leonardo Romanelli, non se ne lascia scappare una, e spilla ogni giorno fermentose spigolature.
E chi desidera fare la birra in casa? «Ci sono i corsi di Pinta Medicea – spiega Riccardo Miniati vicepresidente dell’associazione – oltre a quelli semiprofessionali su impianti del birrificio Rhyton di Vernio, in Val Bisenzio, cene a tema e corsi di degustazione in collaborazione con la CNA (Confederazione Nazionale Artigiani), e inoltre siamo presenti con le birre artigianali al Mercatale di Piazza Santa Croce».
Per un assaggio in città, si può trovare il Mostodolce in via Nazionale o al Bovaro in via Pisana e per una serata a base di birra invece c’è il Bio Bistrot di Federico Bianchini, un locale «target beer» dove provare piatti bio-vegetariani, abbinati alle toscane, oltre ad aperitivi a tema sempre conditi con un pizzico di fermento profumato.
Di seguito l’articolo sul Corriere (cliccare per ingrandire) e per gli interessati ricordiamo che le iscrizioni ai nostri corsi di birrificazione sono sempre aperte.