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La botanica della birra – recensione

La botanica della birra è un “volumone” di oltre 600 pagine edito da SlowFood. L’autore si chiama Giuseppe Caruso, un appassionato che in quasi quattro anni di ricerche ha raccolto 500 schede di piante e le ha pure disegnate. Il libro è bello, SlowFood Editore ci sta abituando a edizioni curate, l’avevo notato quando ho recensito il Dizionario della birra artigianale. Anche questo è un tomo bello robusto, fatto apposta per resistere a mille consultazioni.
Nell’introduzione l’autore definisce la birra “una sintesi liquida della biodiversità dei territori”, frase che mi è piaciuta molto ed è indicativa dell’opera che abbiamo in mano, ma anche dell’attuale zeitgeist birrario.

Per un lungo periodo nella storia, infatti, la birra di per sé non è stata legata all’identità territoriale. Le materie prime sono secche, facilmente trasportabili e conservabili, il che ha favorito il nascere delle grandi industrie della birra. Solo con la rivoluzione artigianale la birra è tornata gradualmente un prodotto legato al suo territorio.

Nel mondo artigianale è diventata una usanza consolidata esaltare gli aspetti che legano una birra al suo luogo di produzione, spesso aggiungendo ingredienti vegetali anche particolarissimi. Oggi nel mondo artigianale si enfatizza l’uso di malti e luppoli coltivati in Italia, ma fino a pochi anni fa non succedeva. Questo aspetto è anche una parte integrante del marketing della birra artigianale. L’autore cita volentieri Sam Calagione, birraio sperimentale americano che ha osato dove nessuno era arrivato prima, sia per l’uso di ingredienti, sia per le lavorazioni, nonché grande maestro di marketing birrario.

In questa epoca di social e di immediatezza comunicativa tout court, infatti, la territorialità è entrata a far parte della narrazione dei marchi creando un grande appeal. I marchi industriali si sono accodati al trend e hanno cominciato a mettere sul mercato birre di grande produzione ma raccontate come se avessero ascendenze dirette da tradizioni territoriali specifiche.

La pagina del luppolo su La botanica della birra
Una pagina a caso: luppolo.

Fare la birra è un’attività che dipende dalle piante: cereali zuccherosi, erbe amaricanti, conservanti e in grado di conferire infiniti aromi. La Botanica della Birra è composto da 500 schede di piante da tutti i continenti, dalle materie prime agli ingredienti più particolari. Le schede hanno tutte la stessa struttura, ma alcune varietà vegetali sono più approfondite e dettagliate, come quella sul luppolo che si sviluppa su diverse pagine. Questo libro vuole dare il giusto risalto a tutti i vegetali che contribuiscono alla nostra bevanda preferita e riesce a classificarne una parte consistente anche per ispirare la creatività dei birrai e degli homebrewer.

L’autore lo chiama giustamente database botanico-brassicolo, definizione che rispecchia la divisione di ogni scheda in due parti:

  1. Botanica. Contiene nome scientifico, volgare, famiglia, sinonimi, descrizione della pianta, disegno, schede cultivar territorio, e altre info che mi sono sembrate molto dettagliate.
  2. Brassicola. Parti che vengono usate nella birra, come si usa, in che fasi, con quali sostanze contribuisce (carboidrati, zuccheri, oli essenziali…) e come caratterizza la birra (aroma, sapore, amaro).

È menzionata anche l’eventuale velenosità della pianta, la composizione chimica, gli stili birrari in cui si usa ed esempi di birre fatte con quella pianta ecc.

Non è un libro da leggere dall’inizio alla fine in una volta, ma da consultare come si fa con un’enciclopedia —me n’ero accorta anche quando andai alla presentazione del volume a Roma, ma poi qui non parlai del libro ma solo dell’interessante discussione sul luppolo italiano che aveva dominato l’evento.

Comunque La botanica è molto curato, si percepisce la passione dell’autore per la materia; forse non è un libro adatto al neofita, ma senz’altro appropriato per chi produce birra artigianale – birrai e homebrewer – e magari vuole sperimentare sapori e aromi diversi dal solito. Ganzo il lavoro che Caruso ha fatto sulle birre: ogni specie ha una o più birre commerciali di esempio, per soddisfare l’inevitabile curiosità che ci assale sfogliando le pagine.

Puoi comprare la Botanica della birra. Caratteristiche e proprietà di oltre 500 specie vegetali usate nel brassaggio a questo link così contribuisci a sostenere Pinta Medicea (scusa, in che senso?)

 

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli, sono tra i fondatori della Pinta Medicea. Dal 2007 scrivo di birra su questo blog e ne gestisco le varie emanazioni social. Sono docente e giudice in concorsi birrari da ben oltre un decennio, e collaboro sia con MoBI che con Unionbirrai. My beer resume (in English). Amministratrice del sito La Pinta Medicea. Contatti: francesca [at] pintamedicea.com - Twitter: @pintamedicea - LinkedIn Francesca Morbidelli.