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La storia delle Alewives: un po’ birraie, un po’ publican, un po’ streghe nell’Inghilterra medievale

Nella storia della birra troviamo una figura femminile che ha avuto grande importanza nelle taverne inglesi durante tutto il Medio Evo: le alewives, locandiere birraie che gestivano bettole casalinghe e su cui la letteratura popolare dell’epoca si è sbizzarrita, spesso in modi tutt’altro che lusinghieri

L’Impero Romano cominciò a dissolversi alla fine del IV° secolo, ritirandosi dalla Britannia e lasciandola in balia delle tribù celtiche e delle lotte intestine. Non riuscendo a gestire la situazione per conto loro, gli inglesi cercarono nei popoli germanici quella protezione che i romani non potevano più garantire.

Dal continente iniziarono ad arrivare milizie che si stabilirono nella parte Sud-Ovest della Britannia. Con la scusa di respingere gli attacchi, i nuovi arrivati si spinsero dappertutto nel Sud dell’isola.

I germanici si trovarono bene in quelle terre, al punto che nei decenni successivi vi si insediarono in pianta stabile, incuranti dei tentativi degli inglesi di rimandarli a casa. Diventarono gli anglosassoni.

Gli anglosassoni portarono con sé una moltitudine di nuove usanze della loro cultura d’origine. Qui ci interessano in particolare: il bere come abitudine sociale, le taverne, la produzione casalinga di birra e l’introduzione delle ale, il cui nome è probabile derivi dal tedesco ‘elau’ per indicare le bevande ricavate dal frumento. Invece il luppolo era ancora sconosciuto, ricordiamo che iniziò a diffondersi in continente circa seicento anni dopo, arrivando solo intorno al XIV secolo in Gran Bretagna.

Il bere sociale condusse alla diffusione delle taverne come luoghi di aggregazione popolare, posti dove si produceva la birra che si serviva. Erano piccole produzioni casalinghe, gestite per lo più da donne che mantenevano così la famiglia.

Naturalmente parliamo di una società che discriminava le donne, dove matrimonio e prostituzione erano le due principali fonti di supporto per il genere femminile, a cui si affiancavano miseri commerci.

Con l’invasione normanna la produzione di birra casalinga affidata alle donne conobbe un periodo di grande diffusione in Inghilterra e le alewives diventarono una figura centrale in tutto ciò.

Anche nelle case di nobiltà e signorotti le alewives trovavano da lavorare: esistono registri domestici del 1500 dove sono riportati gli abbondanti consumi giornalieri in vino e birra di ‘my Lord’ e ‘my Lady’.

Assieme a queste nuove consuetudini iniziarono a diffondersi le ale house, le locande gestite dalle donne birraie. I viandanti riconoscevano questi posti facilmente: una scopa di saggina in bella vista indicava la disponibilità di birra all’interno.

Le ale wives erano donne rimaste vedove oppure che si trovavano in uno stato di necessità economica, magari con una famiglia a carico e che legalmente potevano produrre, vendere e servire birra in taverne casalinghe.

Negli altri casi, il commercio della birra era gestito dalla chiesa che ci mise del suo per associare nell’immaginario popolare le birraie alla stregoneria.

The Tunning of Eleanor Rumming di John Skelton pubblicato nel 1624 (fonte della foto)

Le alewives, infatti, erano spesso accompagnate da una brutta reputazione, frutto della misoginia sociale coadiuvata dal consumo di alcolici che avveniva nelle loro taverne.

Nell’immaginario collettivo l’alcol veniva percepito come stimolante sessuale e dunque legato a doppio filo sia alla prostituzione, sia alla stregoneria.

Alewives e demoni, decorazione – Norwich Cathedral

 

scultura alewife diavolo
Dettaglio delle sculture sotto i sedili del coro nella chiesa parrocchiale di Ludlow. La scena raffigura una alewife “poco di buono” e in preda ai fumi dell’alcol, ancora col boccale in mano, portata a spalla dal diavolo. A sinistra, Tutivillo il demone legge il lunghissimo elenco dei suoi misfatti. Al centro, un altro diavolo suona la cornamusa per accompagnare il viaggio della sciagurata verso la bocca spalancata dell’Inferno mostrata a destra.

Nelle rappresentazioni religiose del ciclo di Chester del 14° secolo, per esempio, Cristo salva tutti dall’inferno tranne le alewives.

Alcune di loro, tuttavia, godettero di una buona reputazione.

Una “buona reputazione” nei limiti del possibile per l’epoca, ça va sans dire.

Nel 16° secolo in Inghilterra, una birraia molto famosa, di nome Elynoure Rummynge – ma ancora oggi non si sa quanto sia personaggio letterario – pure lei protagonista di un poema popolare, era conosciuta per la sua bruttezza, compensata però dalla birra strepitosa che serviva ai clienti.

 

Infine questa alewife è Mother Louse proprietaria di Louse Hall, vissuta a Oxford nel primo Seicento e rappresenta la fine dell’era delle birrerie e locande casalinghe delle donne.

Col passare del tempo, infatti, la produzione in scala maggiore di birra iniziò a diffondersi sempre di più, fino a diventare un commercio importante e dal XVII secolo ritornare appannaggio degli uomini. Con la Rivoluzioni Industriale nacquero i primi impianti di produzione industriale della birra: le British Tower Ale Breweries.

 

 

 

[La foto in evidenza è presa da Alewives: The Women Who Crafted Beer and Split Hell Wide Open]

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Francesca Morbidelli

Mi chiamo Francesca Morbidelli, sono tra i fondatori della Pinta Medicea. Dal 2007 scrivo di birra su questo blog e ne gestisco le varie emanazioni social. Sono docente e giudice in concorsi birrari da ben oltre un decennio, e collaboro sia con MoBI che con Unionbirrai. My beer resume (in English). Amministratrice del sito La Pinta Medicea. Contatti: francesca [at] pintamedicea.com - Twitter: @pintamedicea - LinkedIn Francesca Morbidelli.

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