Birraio dell’Anno: resoconto e le birre artigianali imperdibili
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I nuovi Birrai dell’Anno: Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini
Prima di tutto i complimenti a Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini che hanno vinto il premio Birraio dell’Anno 2019, assegnato a Firenze domenica scorsa. Il loro birrificio si chiama MC-77 e si trova a Serrapetrona, nelle Marche. Il significato del nome del birrificio è semplice e “geolocalizzante”: MC indica la provincia di Macerata, 77 la statale che l’attraversa.
Grande serietà e grande lavoro per questa coppia di giovani birrai che ha iniziato nel 2013, aggiudicandosi due anni dopo il titolo di Birraio Emergente. Ma MC-77 è pluripremiato anche sulla scena internazionale, basti pensare all’oro vinto dalla loro IPA all’ultimo European Beer Star.
Birraio dell’anno, il festival
Per quanto riguarda il festival che ha fatto da contorno al premio, è stato un grande successo, con tantissimo pubblico, molto più dell’anno scorso quando notavo già l’enorme crescita. Adesso mi pare che il Tuscany Hall cominci ad andargli strettino a questa manifestazione ideata da Fermento Birra e arrivata all’11° edizione. Mi piace ricordare che Birraio dell’Anno ha cominciato ‘dal basso’, all’inizio assegnando i premi via blog e piano piano è cresciuto fino a diventare un appuntamento che riesce ad attirare gente da tutta Italia.
Palmares di Birraio dell’Anno
- 2009 Nicola Perra – Barley Maracalagonis (CA);
- 2010 Valter Loverier – LoverBeer Marentino (TO);
- 2011 Gino Perissutti – Foglie d’Erba Forni di Sotto (UD);
- 2012 Riccardo Franzosi – Montegioco Montegioco (AL);
- 2013 Luigi D’Amelio – Extraomnes Marnate (VA);
- 2014 Simone Dal Cortivo – Birrone Isola Vicentina (VI);
- 2015 Fabio Brocca – Lambrate Milano;
- 2016 Marco Valeriani – Hammer Villa d’Adda (BG);
- 2017 Josif Vezzoli – Elvo Graglia (BI);
- 2018 Marco Valeriani – Hammer Villa d’Adda (BG);
- 2019 Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani – MC-77 Serrapetrona (MC).
La novità del premio ai pub
Quest’anno durante Birraio dell’Anno è stato dato un premio anche ai 5 publican (gestori di pub) migliori d’Italia. Due parole sul premio ai pub.
Personalmente non sentivo l’urgenza di questo premio, mi è sembrata una cosa un po’ avulsa dal resto dell’evento, vedremo come si evolverà nel tempo. Però mi è piaciuta l’idea di premiarli tutti e cinque senza fare classifiche che, nel caso dei pub, a mio avviso hanno meno senso.
Credo che la formula sia un po’ da aggiustare: parlando con un po’ di persone, infatti, mi sono resa conto che non era molto chiara e il senso discollegamento di cui dicevo prima era abbastanza condiviso.
Inoltre c’è da dire con un po’ di sgomento che molti ancora non sanno qual è la differenza tra Birraio dell’Anno e Birra dell’Anno (che si svolgerà a Febbraio a Rimini, occhio). La strada da fare per informare correttamente è ancora tanta.
Le birre in degustazione al Birraio dell’Anno
Il festival è stato un successo anche perché la qualità e la varietà delle birre è davvero notevole, il che rende questo happening fiorentino particolarmente gradito a noi appassionati. La natura stessa della manifestazione permette di raccogliere in un unico evento una buona parte dei migliori birrifici artigianali italiani. Tuttavia alcune assenze si sono notate, forti e chiare.
La mia intenzione era segnare tutto quello che avrei bevuto, e magari fotografare i medaglioni delle spine per poi scrivere un resoconto “scientifico” degli assaggi. Il risultato è stato leggermente diverso: qualche crocetta sul bugiardino delle birre fornito all’ingresso, quasi zero foto ma tantissima socialità in carne e ossa. E va benissimo così.
Le belle foto di quest’articolo le ho prese dalla pagina Facebook di Birraio dell’Anno dove c’è un album ricchissimo dell’edizione di quest’anno, pieno di bella gente che consiglio di andare a vedere.
Dicevo, un resoconto delle bevute incompleto, tutto giocato sul filo della memoria, ma con alcuni suggerimenti di etichette da provare assolutamente, magari ricercandole in giro per i pub.
Birra Mastino
La birra che ha aperto le [mie] danze è stata la Monaco di Birra Mastino. Amber lager che ridisegna il concetto di elegante semplicità: note maltate, “nocciolatino”, cioccolatino e caramello. Stop. Delicatezza e acqua perfetta ci consegnano un sorso pazzesco; scrivere appagante non rende l’idea della goduria di questa birra.
Lieviteria
Dall’emergente Lieviteria ho provato la Wolowitz, in stile grodziskie con frumento affumicato, un antico stile polacco che mi piace molto anche se spesso lo trovo troppo spinto. Invece qui ho bevuto una birra leggera, con un colore madreperlaceo che mi è rimasto impresso (però ero dentro al Tuscany Hall dove la luce oltre ad essere artificiale è anche molto scarsa, mi riprometto di “osservarla” bene alla prossima occasione di bevuta). In questa birra l’affumicatura è presente senza essere pervasiva, così l’assaggio risulta pulito, regalando una nota erbacea fresca sul finale.
Birra Elvo
Anche la Pils, german pilsner di Elvo è erbacea. Inoltre è secca, pulitissima e di grande equilibrio. Carbonazione e secchezza finale in ottima sinergia per una chiusura pura. Non c’è altro da dire, solo che è una delle migliori pils italiane in circolazione.
Birrificio Italiano
Nigredo del Birrificio Italiano, hoppy schwarzbier coi luppoli tostati. Quando racconto questa birra alle presentazioni rimangono tutti sorpresi con la voglia di provarla. Aroma unico, note tostate e al contempo erbacee ti regalano un’esperienza intensa ma raffinata. Gusto pulito, grande soddisfazione. Piccolo capolavoro unico nel suo genere.
Birrificio Croce di Malto
Da Croce di Malto la Rus, 3,9%, bitter con riso rosso spillata a pompa. Il riso ne ammorbidisce l’esordio gustativo, arricchisce l’aroma senza strafare ed esalta la carbonazione che assieme alla spillatura a pompa, le dà un corpo gradevolissimo.
Opperbacco
Da Opperbacco ho provato la Rusthell, Munich helles, 4,8%, fresca al naso contiene una percentuale di frumento che rende il gusto morbido, con un amaro finale calibrato perfettamente e che richiama il sorso successivo.
Porta Bruciata
Alle spine di Porta Bruciata ho assaggiato una luppolata, la Larking Street, IPA con l’8% di alcol mascherato benissimo. Erbacea, note leggere citriche (limone, agrume amaro) bel bilanciamento tra malto e luppoli. Nel sorso le note agrumate si mischiano a quelle resinose, sostenendone il corpo. Chiusura amara e al contempo aromatica, come deve essere.
Birra Perugia
Ottima la Buffalo Circus, west coast IPA di Birra Perugia che ha fatto un lavoro straordinario su questa birra. Aroma e gusto freschissimi di pompelmo. In bocca l’amaro è bello presente, virando verso l’albedo del pompelmo. La parte resinosa che caratterizza queste birre e che di solito mi stucca subito, qui è presente ma gestita alla grande; il risultato è un sorso secco e rinfrescante di agrume amaro che fa pensare all’estate.
Birre leggere o più impegnative?
Personalmente ai festival e nelle lunghe sessioni di assaggi preferisco le birre leggere, senza sbavature o aromi forti che ti mettono la moquette in bocca e poi non senti più un cavolo. Non amo particolarmente le birre da masticare, mi stancano dopo tre sorsi. Ho infatti assaggiato le birre più impegnative dal punto di vista della gradazione alcolica solo l’ultimo giorno.
Una è stata la Teodorico baltic porter perfetta di Mastino che va giù come acqua di montagna e l’altra la Piquad di Croce di Malto che ho preso – confesso – perché avevo mancato la Piedi Neri (splendida imperial) e volevo assaggiare qualcosa di più “sostanzioso” di questo birrificio sulla piazza da tanti anni, tra i miei preferiti di sempre. La Piquad è una quadrupel dolce, complessa, perfetta per chi ama le birre corpose da dopo cena tranquillo, con un bouquet di aromi che ti richiamano una serata d’inverno davanti al fuoco.
Archiviato Birraio dell’Anno che cosa ci attende?
Birraio dell’Anno è finito. Adesso ci attende Rimini con Birra dell’Anno e la grande fiera della birra e dell’horeca Beer & Food Attraction 2020. Agli appassionati consiglio di venire a visitare Rimini: la fiera è enorme, c’è meno selezione all’ingresso rispetto a Birraio dell’Anno dove sono ammessi solo i finalisti al premio, ma è questo il bello. A Rimini, infatti, puoi scoprire birrifici nuovi e farti un’idea più completa del panorama birrario attuale.
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