Leonardo di Vincenzo si dedica al vino e svela il futuro di Birra del Borgo
All’uscita della seconda edizione di Degustare le birre ho avuto il piacere di intervistare l’autore, Randy Mosher. Il tema del momento era la recente acquisizione di Birra del Borgo da parte di AB-Inbev; la multinazionale della birra si era impadronita a suon di milioni di uno dei gioielli del mondo artigianale italiano. Che cosa stava succedendo? Che cosa sarebbe accaduto alla birra artigianale? Approfittai dell’occasione per chiedere un parere a un personaggio del calibro di Randy Mosher. In particolare volevo saperne di più sulle acquisizioni dei birrifici americani, iniziate molto prima rispetto a noi, ero curiosa di capire come queste operazioni si fossero evolute sulla lunga distanza. La risposta fu lapidaria:
Per adesso, i grandi produttori faranno in modo che i birrifici artigianali acquistati lavorino in modo indipendente, ma sappiamo che sono ansiosi di intervenire su prodotto e produzione per “migliorarli”, renderli più efficienti, e ridurre il numero enorme di varietà di birre. [tutta l’intervista]
Oggi Leonardo Di Vincenzo racconta a Cronache del Gusto del suo nuovo progetto col vino, dopo essersi allontanato da Birra del Borgo. Non ho seguito Leonardo nell’ultimo periodo, però non mi sono stupita più di tanto nell’apprendere che ha lasciato il birrificio. Adesso si dedica a La Cattiva, la masseria pugliese dove ha iniziato a produrre vini. Il progetto conta tre linee diverse: vini più canonici; vini rifermentati in bottiglia con il cosiddetto metodo ancestrale e dunque legati alle sue conoscenze del mondo della birra; e vini fatti con uve affumicate. Leonardo vuole sperimentare anche in questo campo e sono sicura farà benissimo, come ha fatto in quello della birra. Tuttavia mi ha colpita una frase dell’intervista. Raccontando del futuro di Birra del Borgo e delle ragioni del distacco, dice (forse contraddicendosi un pochino):
Loro non stanno variando quello che abbiamo creato, ma credo si dedicheranno ad un mercato delle lager più tradizionali.
Un brivido lungo la schiena, ecco avverarsi la “profezia” di Randy Mosher. La lager Lisa, ne avevo parlato anche qui sul blog, è una birra che fin da subito svela la volontà del “nuovo” Birra del Borgo di cimentarsi con la fascia “easy drinking” dove si direzionano i grandi consumi. Questo, purtroppo, credo a scapito delle birre speciali che rendevano unico il birrificio di Borgorose. Col tempo me ne sono fatta una ragione, però confesso di avere ancora difficoltà ad accettare la trasformazione della mia amata Perle ai Porci, ormai è diventata qualcos’altro rispetto a quel liquido nero come la pece e quasi denso, in grado di regalare un sorso complesso a tratti conturbante, minerale, sapido (e potrei continuare…) a cui ero affezionatissima.
Allo stesso modo, quando ho appreso dei progetti milionari di 3 Fonteinen – anche se in questo caso non ci sono multinazionali della birra di mezzo – il primo istinto è stato di rammarico per qualcosa che sono sicura si perderà. Spero di sbagliarmi.
[La foto proviene dal sito birradelborgo.it.]