Lager
Il nome (in tedesco, “deposito, magazzino”) deriva dal fatto che, all’epoca in cui cominciarono a sperimentare il nuovo metodo di fermentazione, i birrai bavaresi, non solo fabbricavano a temperature basse, immagazzinavano anche il prodotto in depositi glaciali. A parte la Gran Bretagna, in cui è una birra bionda realizzata a fermentazione bassa; a parte il mondo di lingua tedesca e i Paesi Bassi, dove può indicare il prodotto corrente della casa, chiamato bière ordinaire; estensivamente, lager costituisce una famiglia di stili che seguono il sistema della bassa fermentazione. In termini più restrittivi invece, può essere considerata di per sé uno stile, designando in maniera specifica quel tipo di birra, a fermentazione bassa e di medio contenuto alcolico, non classificabile né come pilsner (lager luppolizzata) né come münchener (lager segnata dal malto), e quindi con un rapporto malto-luppolo più bilanciato. Il colore è chiaro, ambrato o scuro. La gradazione spazia dal 4 al 5,5%. L’aroma risulta tra quello di malto e l’erbaceo; il gusto, dolceamaro. Nell’uso poi, il termine lager assume significati con sfumature diverse a seconda dei paesi. In Gran Bretagna rappresenta un prodotto di scarsa qualità adatto solo a una clientela poco esigente. In Germania è la birra che in Italia si definisce “normale”. In Austria viene commercializzata con il nome di märzen. Quanto infine alle lager di tradizione americana, molti non sono d’accordo nel considerarle uno stile a sé stante, anche se, rispetto a quelle classiche europee, presentano tratti inconfondibili: più frequente impiego di cereali alternativi, alcolicità più contenuta, minore evidenza sia del malto che del luppolo.