Birra artigianale italiana: approvati gli emendamenti che riducono l’accisa sulla birra artigianale
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Riduzione delle accise sulla birra: il governo approva il nuovo sistema a tre scaglioni
Troviamo la casella di posta inondata di comunicati: Unionbirrai e il Consorzio Birra Italiana, in primis, ci danno un’ottima notizia. La riduzione delle accise per i birrifici con una produzione annua fino a 60.000 ettolitri diventa finalmente realtà. La misura, già applicata nel biennio 2022-2023, è stata nuovamente confermata grazie all’approvazione degli emendamenti alla Legge di Bilancio in corso di discussione a Montecitorio. I provvedimenti, presentati dai gruppi parlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia, portano la firma degli onorevoli Mirco Carloni (presidente della Commissione Agricoltura della Camera) e Mauro Rotelli.
Ambedue gli emendamenti innalzano dal 40 al 50 per cento lo sconto d’accisa per i microbirrifici fino a 10mila ettolitri di produzione annua, mentre quello Carloni si spinge anche oltre Rotelli, rinnovando lo sconto al 30 per cento per i birrifici fino a 30mila ettolitri e al 20 per cento per quelli la cui produzione annua non superi i 60mila ettolitri annui di prodotto finito.
I nuovi scaglioni di sconto sulle accise sulla birra artigianale
Più schematicamente, l’intervento legislativo introduce un sistema a tre scaglioni che prevede significativi vantaggi fiscali per i piccoli produttori:
- uno sconto del 50% sull’accisa per i birrifici con una produzione annua fino a 10.000 ettolitri;
- uno sconto del 30% per quelli con una produzione fino a 30.000 ettolitri;
- uno sconto del 20% per le realtà che non superano i 60.000 ettolitri annui.
Il valore della misura per il settore brassicolo
“Con un intervento economico limitato, il Governo sostiene concretamente le produzioni brassicole artigianali nazionali, dando quel supporto che per il settore, fatto di piccole e piccolissime imprese, rappresenta un volano determinante per la crescita”, ha dichiarato Vittorio Ferraris, Direttore Generale di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti. Questo provvedimento assume un valore ancora più rilevante nell’attuale contesto economico, dove i costi di produzione e le difficoltà del mercato che ben conosciamo, pesano fortemente sulle realtà produttive di dimensioni ridotte.
Ferraris ha, infatti, sottolineato come la misura rappresenti uno stimolo decisivo per un settore che, negli ultimi anni, ha contribuito a rendere la birra artigianale un vanto del Made in Italy riconosciuto a livello internazionale. Pensiamo solo al successo globale del “nostro” stile Italian Pilsner oppure alla profondo legame col nostro territorio delle birre in stile IGA. La birra artigianale italiana è cresciuta grazie alla creatività, all’innovazione e alla qualità delle produzioni artigianali, ma occorrono anche interventi strutturali per consolidare questo successo. “Ci auguriamo che il lavoro prosegua in modo corale attraverso uno snellimento della burocrazia e un ammodernamento delle norme affinché possano meglio rispondere alle esigenze di un settore fortemente in evoluzione. Unionbirrai”, conclude Ferraris, “non farà mai mancare il suo supporto”.
Il ruolo delle filiere agricole e artigianali
Birra artigianale può voler dire anche (ma non solo) birra agricola. “La riduzione dell’accisa rappresenta un aiuto per la crescita delle filiere dal campo alla tavola che sul territorio nazionale stanno già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti, attraverso la crescita della produzione di orzo e di luppolo italiani, con un indotto importante per l’economia dei territori” ha spiegato Teo Musso, presidente del Consorzio Birra Italiana.
Un comparto che vede oggi quasi 1.200 birrifici in tutta Italia, di cui circa ¼ è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie a fare la birra, secondo l’analisi del Consorzio Birra Italiana, con una percentuale in costante crescita.
Tirando fuori un po’ di numeri, la birra artigianale è entrata sempre più nelle case degli italiani. Stiamo parlando di una produzione di 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni di litri destinati all’export e un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti.
Un fenomeno sul quale pesano però l’aumento record dei costi di produzione legati alle tensioni internazionali e gli effetti dei cambiamenti climatici. Siccità e maltempo hanno causato una riduzione importante della produzione di orzo, sottolinea Coldiretti, facendo drasticamente calare le rese, anche se il prodotto finale si presenta comunque di ottima qualità.
La copertura finanziaria e i limiti della misura
Gli emendamenti approvati sono stati accorpati durante la discussione parlamentare e prevedono una copertura finanziaria complessiva inferiore ai 3 milioni di euro annui.
Tuttavia, va sottolineato che la misura riguarda esclusivamente le produzioni inferiori a 60mila ettolitri all’anno. Per completezza informativa, ricordiamo che la legge italiana stabilisce un tetto massimo di 200mila ettolitri annui per la definizione di “birrificio artigianale” (insieme ad altre caratteristiche), però si tratta di un tetto ideale poiché la quasi totalità delle produzioni artigianali nazionali rimane ben al di sotto dei 1.000 ettolitri annui. Le misure sono queste e rendono l’idea di quanto minuscoli siano i nostri birrifici e di quanto ci sia bisogno di interventi a sostegno di queste aziende artigiane.