Negli Stati Uniti il 2023 anno peggiore per la birra
Da venticinque anni a questa parte l’industria americana della birra non vedeva una flessione così importante. I dati più recenti ci mostrano il momento di crisi cercandone le motivazioni negli eventi dell’anno appena trascorso.
Si prevede che entro la fine del 2023 le esportazioni di birra negli Stati Uniti raggiungeranno il loro livello più basso degli ultimi 25 anni, dopo una diminuzione di più del 5% nei primi tre trimestri dell’anno, secondo i dati di Beer Marketer’s Insights, un’organizzazione che monitora l’industria delle bevande e della birra. Questi dati sono stati riportati in precedenza anche dal Wall Street Journal.
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Il caso della pubblicità di Bud Light
In America il settore della birra industriale quest’anno ha avuto uno scossone quando alcuni conservatori e attivisti anti-LGBTQ+ hanno chiesto il boicottaggio delle birre Bud Light, dopo che l’azienda nell’aprile scorso aveva imbastito una collaborazione con un influencer trans, Dylan Mulvaney, per per promuovere le Bud Light sui social. Polemiche a non finire, boicottaggio e infine l’esecutivo responsabile della partnership sospeso. Per chi pensa che certe cose lascino il tempo che trovano – io stessa, leggendo la notizia, avevo persato: “ma chissene…” – i dati dicono che le vendite di Bud Light hanno subito un calo del 17% nella settimana del 15 aprile rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente.
Bud Light ha successivamente perso il primato di marchio di birra più venduto negli Stati Uniti a favore di Modelo Especial che è un’altra birra industriale con la bottiglia trasparente che a vederla sembra più una bibita che una birra.
Oltre la birra: i drink alternativi
Ma non è solo Bud Light a soffrire quest’anno, ma un po’ tutto il settore. Gli americani stanno orientando verso altri drink già da prima che scoppiasse il caso Bud Light. Questo accade anche a livello di produzioni indipendenti, come mi sono accorta io stessa, visitando qualche giovane azienda di produttori alternativi alla birra a Portland, in Oregon. Dopo il viaggio ho scritto un articolo che si intitola appunto: Oltre la birra a Portland: Cocktail in lattina, Sidri e Kombucha dove racconto quello che ho visto e quello che ho assaggiato, perché secondo me è sempre bene tenere d’occhio cosa accade negli USA ché poi arriva o comunque influenza quello che accade anche da noi. Per non parlare poi della moda degli “hard seltzer” esplosa qualche anno fa che ha reso popolari bevande come White Claw e Truly e fatto cambiare le regole sul cos’è un birrificio craft alla Brewers Association, l’associazione di categoria dei birrai indipendenti americani.
Gen. Z e il consumo di alcol
E poi c’è un cambiamento nelle abitudini delle nuove generazioni che bevono meno. I membri della Gen. Z consumano meno alcol rispetto ad altre generazioni. Ma anche nelle fasce d’età più anziane c’è la tendenza a vivere in modo più sano, lasciando stare l’alcol. Un sondaggio Gallup del 2021 ha rivelato che il 60% delle persone dai 18 ai 34 anni dichiara di bere alcol, rispetto al 70% delle persone dai 35 ai 54 anni. Il sondaggio ha anche evidenziato che le persone di tutte le età stanno bevendo meno, con una media di 3,6 bevute a settimana, rispetto alle 4 del 2019 e alle 5,1 del 2003. Questo è un bene, ci mancherebbe, la salute prima di tutto, però ha delle ripercussioni sui mercati della birra che è interessante tenere d’occhio.
[Foto dell’intestazione dal sito della CNN]