Legge regionale lombarda sulla filiera della birra
Indice dei contenuti
Birra artigianale lombarda
Con un po’ di ritardo ho guardato la conferenza online sul Progetto di Legge regionale sui microbirrifici al vaglio della Commissione Agricoltura della Lombardia. Si tratta di un provvedimento che ha sia l’obiettivo di valorizzare la filiera produttiva locale, sia l’ambizione di porre le fondamenta per uno sviluppo turistico legato all’attività brassicola.
Alla conferenza online (qui il video) erano presenti, tra le varie figure politiche, i due promotori della legge, Andrea Monti e Floriano Massardi della Lega e, per Unionbirrai, Vittorio Ferraris e Andrea Soncini. “L’intento (della legge, ndr) – ha spiegato Massardi – è quello di tutelare e valorizzare i piccoli birrifici indipendenti che rappresentano una realtà sempre più numerosa e importante nella nostra Regione”.
Il settore della birra artigianale in Italia è arrivato a occupare il 4% del mercato. Ad oggi la Lombardia conta più di 150 piccoli birrifici, con oltre 500 persone impiegate direttamente (a cui si aggiungono i lavoratori dell’indotto), circa il 16% dei microbirrifici italiani. Parliamo di aziende spesso giovani e innovative che propongono un prodotto diversificato e con un forte legame territoriale, come ha giustamente evidenziato uno degli intervenuti.
Sono vent’anni che Kuaska parla della territorialità della birra artigianale e trovo estremamente positivo che finalmente ci siano arrivate anche le istituzioni, sentendo l’esigenza di costruire e sfruttare filiere che diano evidenza al legame birra artigianale/territorio.
Teniamo presente che “Filiera brassicola” è un concetto nuovo per lo Stato, riconosciuto soltanto nell’ultima Legge di Bilancio al comma 138.
In Lombardia sono nati buona parte dei birrifici pionieri del movimento artigianale italiano e adesso l’obiettivo è valorizzare e sfruttare questa ricchezza.
Nel progetto di legge regionale (n. 139) si parla di turismo brassicolo, con la Lombardia nel ruolo di precursore e apripista del settore del turismo della birra. Con questa legge si intende dar valore alla filiera della birra locale, ampliandola e collegandola ai flussi del turismo.
Proposte e priorità
Le priorità emerse sono per lo sviluppo turistico: necessità di formazione di operatori brassicoli in ottica turistica e poi consentire alle aziende le somministrazioni dei prodotti all’interno del luogo di produzione perché adesso non possono farlo. Qui mi sfugge qualcosa: ma le taproom già esistenti? E poi altra priorità è l’identificabilità dei birrifici artigianali lombardi con un marchio e la proposta di aggiungere la birra artigianale agli itinerari delle Strade del vino e dei sapori. Nel periodo post covid si prevede un periodo di prevalenza del turismo domestico ed esperenziale. L’inserimento dei piccoli birrrifici negli itinerari ufficiali è un plus da sfruttare.
Inoltre si vuole mettere in risalto la forte connessione agricola della birra che, come diceva uno degli intervenuti, mette insieme tre mondi: della produzione agricola, della trasformazione artigianale e della promozione turistica del territorio.
Ero curiosa di ascoltare queste proposte, i localismi della birra artigianale di solito mi lasciano perplessa, l’ho detto e scritto altre volte. L’ambiente è così piccolo e le segmentazioni regionali mi sembrano poco incisive rispetto alla voce unica che spesso fa fatica a uscire dalla nostra nicchia. È anche il motto di Unionbirrai: #unitisivince. Tuttavia mi rendo conto di essere troppo dentro al mondo della birra artigianale per comprendere senza pregiudizi come venga visto da fuori. Per me il turismo brassicolo è una costante, per esempio.