Le birre americane a Beer Attraction: nuovi birrifici e tendenze dagli USA
Lo scorso Beer & Food Attraction è stata anche l’occasione per degustare le ultime novità tra le birre americane allo stand della Brewers Association che ogni anno partecipa a Rimini. Sono stata contattata da Lotte Peplow, la nuova ambasciatrice in Europa della birra artigianale americana della BA, per assaggiare un po’ di novità che sono state portate a Rimini. Ben volentieri, la scena americana mi interessa da sempre. Allo stand della BA Lotte Peplow mi ha guidata alla scoperta delle novità tra le birre americane.
Per prima cosa ho notato che il vetro è quasi sparito: il frigo era pieno di lattine di varie dimensioni, ma niente o quasi bottiglie. Ovviamente per questioni di trasporto, ma è anche segnale di un trend che sta crescendo rapidamente.
Ho degustato 6 birre per cinque birrifici. Tranne Great Divide, gli altri erano tutti nuovi per me. La BA aveva uno stand fornitissimo, ma ho preferito limitarmi a poche etichette perché sapevo che sarei stata in fiera per tutto il giorno ad assaggiare e non volevo esagerare.
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Un’impressione generale
Ho degustato birre ottime, con aromi più delicati rispetto a quello che ci si aspetterebbe dalle birre americane che hanno insegnato al mondo che vuol dire luppolare come se non ci fosse un domani! Invece qui ho sperimentato bouquet eleganti e composti. Aromi inaspettati e birre che “non sembrano birre-birre”, ma che invece si avvicinano di più al mondo dei drink moderatamente alcolici.
L’impressione è stata molto positiva; in due parole: freschezza e novità. Mi chiedo quante di queste birre ritroverò nei locali italiani, perché mi piacerebbe avere l’occasione di riassaggiarle per confermare o meno le mie prime impressioni.
In generale, la tendenza dominante è per le “birre senza”: senza alcol, senza calorie che strizzano l’occhio alle nuove generazioni di bevitori che sono cresciute tra leggi sempre più proibitive verso l’alcol e con un’idea di comportamento sano diversa da quella della mia generazione.
Questo aiuta a spiegare anche l’altra tendenza a cui accennavo sopra, le birre che non sono esattamente birre. Per esempio la Margarita Gose di Cigar City. L’ho trovata deliziosa, ma non è una gose. La parte rustica che identifica lo stile delle birre di Lipsia è stata sostituita da un lime pulito, freschissimo che è di per sé ottimo, ma che la connota più come un altro tipo di drink. Tuttavia la Margarita Gose è altrettanto rinfrescante e dissetante delle gose originali e mi ha lasciato la voglia di assaggiarla di nuovo.
Adesso vediamo la degustazione in cui sono rimasta impressionata da Cigar City, un ottimo birrificio – non lo conoscevo – mi è piaciuto tutto quello che ho assaggiato.
Vediamo le birre.
Wowza!, Deschutes Brewery
La prima è stata Wowza! di Deschutes Brewery, una birra a basso contenuto di calorie con il 4% di alcol. Viene dall’Oregon, è fresca, fruttata, pulita, soddisfacente in chiusura e tra gli ingredienti c’è la radice di cicoria per bilanciarne il corpo senza impattare sulle calorie. Prima di assaggiarla, non sapevo nemmeno io che cosa aspettarmi da una birra ipocalorica e sono stata piacevolmente sorpresa dal bouquet vario: pesca, agrumi, frutto della passione, note di mora di rovo. E solo 100 calorie e 4 grammi di carboidrati per una lattina da 33 cl.
Maduro, Cigar City
Maduro di Cigar City Brewing, brown ale dalla Florida, 5,5% alcol, brassata con fiocchi di avena che ne ammorbidiscono il corpo, rendendone il sorso liscio. Gli aromi sono equilibrati: wafer alla nocciola, cioccolata, caffè della moka, mou, il tutto controbilanciato da una carbonatura al punto giusto. Pulita nel finale che ripropone le note di caffè. Il Bjcp la riporta come esempio di brown ale.
Free Verse, Virginia Beer
Poi è stata la volta di una hazy ipa, Free Verse del birrificio The Virginia Beer Co. Siamo più alti con l’alcol, 6,8% ma è mascherato bene. Il sorso è tropicale come ci si aspetta: mango, ananas coadiuvati dall’uso generoso di Chinook e Azacca, come mi ha spiegato il birraio che era lì vicino. Si percepiscono anche note di agrume amaro e resinose ma non invadenti. Amaro finale a pulire, molto soddisfacente. Queste birre di solito mi stancano subito, questa ha una freschezza notevole che “sdrammatizza” la bevuta.
Dale’s Pale Ale, Oskar Blues Brewery
Ci siamo spostati in in Colorado per assaggiare Dale’s Pale Ale di Oskar Blues Brewery. Questo è un birrificio che vorrei tanto visitare: ha diverse sedi e delle tap room in cui mi piacerebbe passare una giornata tra amici. Comunque a Rimini ho stappato la lattina della loro pale ale che mi ha soddisfatta con l’aroma in equilibrio tra le note resinose del luppolo, quelle maltate e i sentori agrumati e tropicali. Tutto ciò rende il gusto interessante e la bevuta soddisfacente. Gradevole al tatto, con un corpo morbido e scorrevole. Questa birra ha una particolarità interessante. È la prima birra craft in lattina, fin dal lontano 2002.
Claymore, Great Divide
Rimanendo in Colorado ho assaggiato la Claymore, scotch ale di Great Divide. Bella potente, 7,7% Alc. gestiti perfettamente, è una birra riscaldante. Naso maltato, caramello che ritroviamo anche al gusto, note di caffè. Corpo leggero e beverino.
Margarita Gose, Cigar City
Infine la birra per me più sorprendente della degustazione: Margarita Gose ancora di Cigar City di cui ho parlato anche sopra. Gose agrumata, note citriche al naso in bocca diventa cedro e sale. Molto leggera, finisce acidula e profumata di lime. Fatta con bucce di arancia e limone.
Mi sono piaciute queste birra americane. Capacità di gestione elegante degli aromi e degli ingredienti più particolari. Ho sempre amato le birre americane, anche le più bizzarre e mi piace molto che cosa arriva da questi nuovi birrifici.
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