Birrificio Vecchia Orsa
Indice dei contenuti
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Birrificio Vecchia Orsa, San Giovanni in Persiceto (BO)
Microbirrificio nato nel 2008 in provincia di Bologna all’interno della corte rurale Orsetta Vecchia (da cui il nome) nella sperduta campagna di Crevalcore, e probabilmente come la più piccola unità produttiva italiana.
Fu opera della cooperativa sociale FattoriAbilità Onlus, con l’intento di creare un laboratorio artigianale in cui poter inserire anche lavoratori svantaggiati e con disabilità lieve. Mastro birraio, Enrico Govoni, homebrewer di vecchia data e con all’attivo diversi viaggi di studio in terra belga.
Con i danni provocati al birrificio dal terremoto del 2012, l’attività dovette essere sospesa. Ma riprese l’anno dopo, nell’attuale sede di San Giovanni in Persiceto, e con un nuovo impianto da 10 ettolitri.
La produzione, di 850 ettolitri annui, è solo di fermentazione alta con rifermentazione in bottiglia, ispirata agli stili classici. Il processo produttivo dalla macinatura all’imbottigliamento viene eseguito dal personale. Le materie prime sono tutte no OGM. Da sottolineare inoltre l’attenzione all’ecologia e alla sostenibilità, con l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e il riutilizzo delle trebbie per la produzione di pane e tigelle, venduti al piccolo spaccio antistante il birrificio. Ma, oltre che allo spaccio, la commercializzazione della birra avviene anche nei pub limitrofi e, soprattutto, attraverso i gruppi d’acquisto solidale del territorio di Bologna.
Le birre Vecchia Orsa
Vecchia Orsa Utopia, saison di colore arancio e dall’aspetto parecchio velato (g.a. 5,5%); particolarmente speziata. Per lo stile, la carbonazione è piuttosto contenuta; la schiuma bianca, abbondante, di grana minuta, cremosa, discretamente durevole e aderente. Il bouquet olfattivo si propone con gradevoli profumi fruttati e floreali, in sintonia con lo speziato del lievito (in particolare, pepe verde e semi di coriandolo), l’agrumato del luppolo e la rusticità polverosa di una vecchia soffitta. Il corpo, da medio a leggero, ha una discreta consistenza acquosa. Il gusto è un pot-pourri rinfrescante e dissetante, aromatico ed equilibrato: croccantezza di cereali integrali, amaro di erbe con richiamo della scorza d’agrumi, indizi di iodio, un tocco di torta al limone, note medicinali, reminiscenze di frutti esotici e gomma da masticare, una lieve acidità di frumento. Il finale è troppo corto per poter erogare tutto il suo secco amarore. Le sensazioni del retrolfatto riportano, e con maggiore incisività, allo speziato avvertito al naso.
Vecchia Orsa Aurora, golden ale di colore dorato pallido e dall’aspetto alquanto confuso (g.a. 5%): la birra base della casa e anche la più venduta. Con una vivace effervescenza, la schiuma bianca, di grana molto minuta, sbocca con la consistenza della panna e dura abbastanza. L’aroma, pulito e fresco, abbina ai profumi fruttati e floreali del luppolo la delicata speziatura del lievito, mentre dal sottofondo si leva qualche spunto agrumato. Il corpo medio dispone di una trama non proprio acquosa, ma sufficientemente scorrevole. Il gusto, dolciastro all’attacco, si fa via via sempre più secco e amaro. Il finale, aspro di scorza d’agrumi e particolarmente erbaceo, lascia presto il campo alla fragranza della crosta di pane che anima le sensazioni del discreto retrolfatto.
Vecchia Orsa Tenebra, imperial stout di colore nero impenetrabile (g.a. 8%). La carbonazione è molto contenuta; la schiuma moca, non tanto generosa, ma fine, compatta, cremosa, di buona tenacia e aderenza. L’aroma esprime con eleganza, e in un caldo alone etilico, la propria elevata intensità: malto tostato, cenere, liquirizia, caffè liquido, tabacco, cioccolato fondente, farina di carrube, crema, panna cotta, caramello bruciato, in primo piano e più in secondo, spunti citrici, vegetali, fruttati. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio. Nel gusto, la liquirizia parte in quarta, e faticano non poco a rimanerle a ruota il caffè, le tostature, la polvere di cacao, la crosta di biscotto, il legno, la vaniglia, il caramello, la frutta. Da parte sua, l’alcol non esce mai dal seminato, e il suo apporto dal sottofondo non riesce a scaldare adeguatamente la bevuta. La persistente secchezza del finale spiana la strada alle lunghe sensaziomi retrolfattive amare, un mix di tostature e liquirizia.
Vecchia Orsa Ideale, witbier di colore giallo paglierino e dall’aspetto opalescente (g.a. 4,2%). Utilizza, oltre a fiocchi di frumento e spezie, pezzi di pesca sia in fase di bollitura che durante la maturazione. L’effervescenza non è proprio quella forte della tipologia; la spuma bianca emerge minuta ma non così abbondante, comunque cremosa e di buona tenuta. Esce invece dal seminato, al naso, l’acidità, riportando subito col pensiero alla classica weizen bavarese. Anche la buccia di arancia amara e i semi di coriandolo sembra proprio vogliano costituire un’eccezione, rimanendo in sottofondo e lasciando campo libero alla mela verde e alla banana acerba. Il corpo tende decisamente al leggero, in una consistenza adeguatamente acquosa. Dolce e fruttato, il gusto risulta molto piacevole, a parte il suo potere rinfrescante e dissetante. Note di pane, cereali, fieno, grano, si distendono a proprio agio, lasciando alla pesca il compito di smussare l’agrumato della scorza d’arancia e la speziatura del coriandolo. Il finale, di una rustica secchezza ripulente, si dilegua in fretta al subentrare delle intriganti impressioni fruttate di un retrolfatto piuttosto lungo e intenso.
Vecchia Orsa Rajah, india pale ale di colore ambrato con riflessi ramati e dall’aspetto velato (g.a. 6,5%). La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma, di un bianco sporco, abbondante, sottile, cremosa, di notevole tenuta e aderenza. L’aroma ostenta freschezza ed eleganza, con pungenti sentori di resina e aghi di pino, in primo piano e più in secondo, di pompelmo, frutta tropicale e frutti di bosco; mentre dal sottofondo si leva qualche spunto balsamico ed erboso di luppolo fresco. Il corpo medio ha la classica consistenza a chiazza di petrolio. Nel gusto, la decisa luppolizzazione, sospinta da spezie ed erbe aromatiche, scivola a proprio agio sulla robusta base allestita da caramello e malto biscotto che non disdegnano certo l’appoggio della frutta tropicale. Il finale è abbastanza lungo, di un piacevole dolceamaro. La discreta persistenza retrolfattiva propone pulite, intense, suggestioni di resina e terra umida.
Vecchia Orsa Incipit, hefe weizen di colore arancio pallido e dall’aspetto torbido (g.a. 5%). La carbonazione non è proprio quella elevata della tipologia; la schiuma biancastra, minuta, cremosa, ma non così ricca e duratura. Una lieve acidità si mette subito in evidenza al naso, comunque caratterizzato da sentori dolci di mela e banana, a loro volta, infervorati dallo speziato del lievito e dei chiodi di garofano. Il corpo medio ha una consistenza spiccatamente acquosa.
Neanche al palato l’acidità fa mancare il suo apporto rinfrescante e dissetante: ovviamente lo fa con estrema delicatezza, soprattutto nel pieno rispetto della componente maltata, in quanto la luppolizzazione mostra chiaramente di non aver un interesse particolare a farsi notare nella fattispecie. E il gusto si snoda con buona intensità, morbido e pulito. Nella secchezza del corto finale compare qualche nota di mandorla amara. Da parte sua, il retrolfatto sa come, col richiamo dei malti, lasciare in bocca una gradevole e persistente suggestione aromatica.
Sito web: www.vecchiaorsa.it
[NdR Le foto provengono dalla pagina Facebook del birrificio: facebook.com/vecchiaorsabirrificio/]