Birra artigianale, Unionbirrai: -90%, tiene solo il mercato della gdo, appannaggio dei grandi produttori
Il comunicato di Unionbirrai di oggi delinea uno lo stato di salute del comparto della birra artigianale italiana preoccupante con prospettive cineree. Purtroppo, com’era accaduto per il Decreto Ristori, anche con il Ristori Bis non sono previste agevolazioni per i microbirrifici.
I piccoli produttori hanno la sfortuna di condividere il codice ATECO con le multinazionali della birra e in tempo di covid ciò è particolarmente penalizzante. In questo periodo di lockdown e zone rosse, infatti, i grandi birrifici sono riusciti a mantenere certi standard nelle vendite solo perché presenti nella grande distribuzione che è l’unico settore che ha lavorato e che continua a lavorare a pieno ritmo senza preoccuparsi del virus.
Assobirra – associazione degli industriali della birra – ha annunciato trionfalmente l’impennata di vendite di birre nella grande distribuzione con una frase ad effetto che ha irritato Unionbirrai: «9 su 10 hanno acquistato la “bionda” più amata». È una notizia che riguarda soltanto i grandi produttori ed esclude del tutto i piccoli produttori italiani che invece sono allo stremo. Il comunicato di Assobirra è interessante da leggere perché apre a varie questioni, cercherò di ritornarci.
Dunque secondo Assobirra gli italiani comprano tanta birra e lo fanno nella gdo. Tuttavia i piccoli birrifici presenti nella grande distribuzione sono molto pochi. Basta fare attenzione quando siamo al supermercato: le etichette artigianali italiane sugli scaffali sono in netta minoranza rispetto alle altre birre (industriali, straniere, crafty…) a fronte dei 1836 birrifici e delle 9307 etichette di birre artigianali prodotte al momento nel nostro Paese (fonte microbirrifici.org di oggi).
I piccoli produttori non ricorrono, se non in rari casi, alla gdo. Il canale di vendita totalizzante dei piccoli birrifici rimane la ristorazione: pub e ristoranti, dove adesso è tutto fermo.
A questo si aggiungono le caratteristiche peculiari della birra artigianale, un prodotto fresco, caratterizzato da elevata deperibilità – pensiamo alle basse fermentazioni che devono seguire la filiera del freddo – e spesso con una shelf life brevissima, a differenza della maggior parte dei prodotti industriali che invece si possono permettere di stazionare anni in magazzino, forti delle loro date di scadenza remote.
In questo scenario Unionbirrai – l’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti italiani – ha rilevato che fin dalla prima settimana di chiusure e orari ridotti delle attività di somministrazione, tanti piccoli birrifici hanno subito un crollo drastico del fatturato, con decrementi fino al 90%.
A questo si aggiungono le ripercussioni in tutta la filiera della birra artigianale italiana.
Alla luce di questo scenario, Unionbirrai continua a ribadire l’importanza di includere il comparto della birra artigianale tra i destinatari dei “Ristori” e a lavorare in questo senso.
Ciao, Noi della Luppolo brewing company (Vancouver), per sopravvivere al period addio, ci siamo organizzati con altri piccoli birrifici locali, ciders, e un paio di bevande non alcoliche , ma fatte a livello artigianale, e abbiamo iniziato a distribuire per Conto nostro, con consegna a domicilio e quasi costo nullo per il cliente (beervan.ca). L’unione fa la forza. I birrifici si dividono i compiti ed i costi e mantengono impegnati i ragazzi che per forza di cose hanno meno da fare in produzione. Magari l’associazione può metter Su una piccola distribuzione e spingere con il marketing , al fine di portare i prodotti buoni e freschi direttamente al consumatore e cambiare il trend? Un‘idea… Nel frattempo resistete! Cheers