Report primo giorno del II°Convegno Nazionale sul Luppolo (di Silvia Amadei)
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16-17 gennaio 2019, presso la sede di Roma del CREA – Difesa e Certificazione, si sta tenendo il II Convegno Nazionale “Criticità e opportunità per lo sviluppo sostenibile di una filiera del luppolo italiano”.
Ad aprire la mattina della prima giornata sono stati gli interventi dei ricercatori del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che hanno esposto gli studi effettuati negli ultimi anni sul luppolo italiano, nello specifico la Dott.ssa Katya Carbone responsabile del progetto Luppolo.it e organizzatrice del convegno, ha evidenziato come il luppolo, grazie alle sue proprietà, possa essere impiegato anche in ambito officinale oltre che brassicolo, offrendo un’ulteriore opportunità.
Una grande criticità che è stata evidenziata è la quasi totale assenza di prodotti fitosanitari dedicati, fondamentali per ampliare e migliorare la produzione di luppolo in Italia. Durante la prima parte del convegno è stata presentata ALI, la neonata associazione dei produttori di luppoli italiani.
La relazione tecnica
Interessanti i risultati della relazione tecnica sulla caratterizzazione sensoriale e aromatica di birre prodotte con luppolo Cascade coltivato in Lazio e Toscana.
Le due birre studio sono state prodotte con i medesimi ingredienti e nello stesso impianto produttivo, con i due luppoli allo stesso anno d’età.
I risultati hanno evidenziato alcune piccole differenze tra i due campioni, sostanzialmente una varietà risultava più amara mentre nell’altra prevaleva il floreale, per cui cominciamo a parlare di terroir anche per il luppolo.
Luppolo made in Italy
Nel pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda durante la quale sono intervenuti alcuni professionisti che hanno riportato la propria esperienza.
Interessante il lavoro effettuato da Luppolo Made In Italy che ha effettuato una mappatura dei luppoleti spontanei presenti in Umbria, analizzando circa 120 campioni differenti su cui è stata fatta un’analisi discriminatoria. Si è riscontrata così la presenza di diversi genotipi regionali e non di un unico nazionale, una soluzione proposta è di effettuare degli incroci per ottenere una varietà italiana commercializzabile.
di Silvia Amadei
(vicepresidente dell’Associazione ALI – Associazione Nazionale Luppoli d’Italia)