Consorzio Birra Italiana: a tutela della Birra Artigianale Contadina made in Italy
La notizia è di qualche giorno fa e riguarda la birra artigianale, ma non tutta, solo la birra a base di materie prime made in Italy. Questo è il motivo e la missione del Consorzio Birra Italiana, nato proprio per tutelare la filiera della birra artigianale made in Italy.
Dunque si parla della filiera dell’orzo e dei cereali coltivati in Italia, della coltivazione del luppolo e anche di ciò che Teo Musso chiama “pennellate”, ovvero quella miriade di piccoli ingredienti che spesso caratterizzano le birre artigianali italiane esaltando la biodiversità del nostro territorio, come insegna da sempre Kuaska. E non è cosa da poco, se si considera che, secondo quanto riporta Coldiretti, quest’anno le esportazioni della birra italiana sono aumentate del 33%.
In uno scenario del genere un Consorzio a tutela della birra contadina è un passo quasi doveroso che ha visto fautori del progetto: Teo Musso del Baladin, Marco Farchioni dei Mastri Birrai Umbri, Giorgio Maso di Altavia, Vito Pagnotta di Serro Croce e Giovanni Toffoli della Malteria Agroalimentare Sud.
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Qual è la funzione del Consorzio Birra italiana?
All’atto pratico il consorzio supportà i birrifici nell’accesso alla materie prime italiane. Gli associati dovranno usare almeno il 51% delle materie italiane se vorranno apporre il marchio (ancora in fase di studio) sulle loro etichette. L’obiettivo è creare una sinergia tra coltivatori e produttori a tutto beneficio del made in Italy.
Il ragionamento è interessante, il successo della birra italiana all’estero ha favorito anche quello delle coltivazioni nazionali, una sinergia di settore win-win da cavalcare in pieno. Tra le tante cose, è anche un’opportunità per l’agricoltura di utilizzare e riqualificare aree agricole dismesse. Ma questa non è una novità. Il rapporto tra coltivazione per la birrificazione e riqualificazione di terreni altrimenti dismessi è storia: lo faceva già Gaetano Pasqui nell’Ottocento, per esempio.
Qual è la differenza tra birra artigianale e birra contadina?
La birra artigianale contadina rappresenta un sottoinsieme della birra artigianale italiana. il Consorzio nasce allo scopo di valorizzare la tracciabilità della filiera, ma ovviamente si basa sulla legge in vigore. Perciò nessun conflitto con Unionbirrai che invece ha salutato con favore l’iniziativa, come riferisce Cronache di Birra.
Le birre artigianali agricole punteranno infatti, oltre che sui tre requisiti già previsti dalla legge 154 del 2016 che definisce la birra artigianale in Italia, anche sulla provenienza di ciò che c’è nella bottiglia che dovrà essere, come si diceva, almeno del 51% di provenza italiana. Con cinquantuno per cento si intendono solo i materiali secchi, l’acqua rimane esclusa dal calcolo, naturalmente!
Tutto ciò come impatta sui consumatori?
Questo aumenterà la trasparenza di ciò che acquistiamo al pub o in pizzeria, per esempio, dove spesso troviamo i menù pieni di prodotti che fingono di essere made in Italy, quando in realtà non lo sono. Penso a certi marchi che si propongono al pubblico come emblema di territorialità, ma in realtà fanno capo a multinazionali che di regionale hanno ben poco.
Il disciplinare del Consorzio Birra Italiana prevede che le birre agricole riportino accanto alla dicitura “birra artigianale” anche la scritta “da filiera agricola italiana”. Un bel modo di spingere il made in Italy birrario nel mondo. Teo Musso ha sempre sostenuto questo approccio, se ben ricordo la Nazionale del Baladin è stata la prima birra artigianale in commercio, prodotta con sole materie prime italiane. Il consorzio della birra contadina è un bel modo per “rafforzare il passaggio culturale e fare della birra un grande prodotto agricolo”.
Maaa… a me che cosa cambia?
Penso che il Consorzio sia una cosa ottima per il mercato: le esportazioni sono in crescita ed è sacrosanto valorizzare il prodotto italiano. Inoltre Coldiretti allarga l’orizzonte, parlando di utilizzo sostenibile del territorio, distribuzione del valore e di promozione della diversità. Già si registra un incremento occupazionale tra i giovani imprenditori agricoli. Tutte cose belle, credo sia una mossa azzeccata soprattutto per il mercato estero, grazie a un prodotto made in Italy sempre più riconoscibile e caratterizzato.
Tuttavia da appassionata consumatrice, i miei criteri di scelta sono legati solo alla qualità organolettica di ciò ho nel bicchiere. Dunque ben venga la birra contadina, ma personalmente continuerò ad apprezzare prodotti e birrifici eccellenti, indipendentemente dalla provenienza degli ingredienti che mettono in pentola. Per me la mano del birraio e la sua padronanza del mestiere rimangono i fattori determinanti nella scelta delle birre artigianali da comprare e da bere.
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