Microbirrificio Officina della Birra
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Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Officina della Birra, Cogliate/Italia. Microbirrificio nella provincia di Monza e Brianza. Nacque però, come brewpub, nel 1999, alle porte di Milano (Bresso), in un’officina meccanica degli anni Sessanta conservandone integralmente la struttura. Disponeva anche della steak house e proponeva qualche piatto marinato con la birra.
Poi al fondatore, Claudio Poletto, subentrò il figlio, Christian, che si avvalse dell’esperienza maturata in terra tedesca di Christian Franzi, fino a che non fu in grado di proseguire da solo. Infine, nel 2015, fu aperto il birrificio di Cogliate, senza però più alcun legame con il brewpub di Bresso, benché questo mantenesse il nome di Officina della Birra.
La produzione, che supera ormai abbondantemente i 2 mila ettolitri annui, è d’impostazione prevalentemente tedesca, con certificazione biologica delle materie prime utilizzate. La distribuzione, in piccoli fusti e in bottiglie, avviene invece su scala nazionale.
Le birre dell’Officina della Birra
La Bionda dell’Officina, dortmunder/helles di colore dorato tendente all’arancio e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4,5%). Con una media effervescenza, la schiuma bianca, densa e grossolana, non eccelle per abbondanza tanto meno per la durata. L’aroma è pungente di luppolo erbaceo, supportato da intensi, persistenti, sentori di malto, limone, miele, banana, cereali, frutta a polpa bianca, resina di pino. Il corpo scarno presenta una tessitura alquanto grassa. Il gusto, dopo il breve attacco dolce di malto, evolve verso una consistenza sempre pià secca e amara, che rimane tale anche nel corto finale, dove il luppolo eroga una punta di rinfrescante acidità. Un delizioso fruttato caratterizza le discrete suggestioni del retrolfatto.
La Rossa dell’Officina, zwickelbier di colore ambrato scuro con riflessi rossastri e dall’aspetto torbido (g.a. 6%). Utilizza malto da orzo biologico e luppolo anch’esso biologico. Con un’intensa carbonazione, la schiuma, di un bianco sporco, sbocca fine, pannosa e di apprezzabile stabilità. L’olfatto evoca malto tostato, caramello, erbe, cereali; anche un lieve sulfureo e, a seguire, un rude vegetale. Il corpo medio ha una consistenza leggermente acquosa. Il gusto presenta una certa tendenza alla dolcezza, con le sue note di malto, biscotti, caramello, frutta matura; ma, prima che si chiuda la corsa, arriva un’ondata di luppolo terroso a stabilire l’equilibrio. Nel finale l’amarore si fa un po’ astringente. Un lievito speziato imprime impulso alle suggestioni retrolfattive.
La Weizen dell’Officina, hefe weizen di colore ambrato scarico e dall’aspetto quasi opalescente (g.a. 5,5%); con malto di frumento fino al 65%. Con una forte effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, sprizza ricca, sottile, compatta, sufficientemente durevole. L’olfatto presenta un’intensità abbastanza elevata, pur non andando oltre una gradevole finezza: banana matura, malto, lievito, grano, burro, pane, miele, limone, mela verde, uva acerba, chiodi di garofano, combinano una vera armonia, sobria ma persistente, invitante. Il corpo medio ha una consistenza leggermente cremosa. L’equilibrio gustativo non fa una grinza: le note speziate (semi di coriandolo e chiodi di garofano) vengono relegate in sottofondo dal carattere brillante della birra che si snoda piacevolmente nella sua struttura di malto, col supporto di lievito, banana, caramello, frumento. L’acidità compare verso la chiusura di un percorso medio, allorché anche la carbonazione intende dire la sua, come a sottolineare la fine della scorrevolezza da essa conferita. Il retrolfatto si rivela breve, però incisivo nelle proprie suggestioni dolceamare, fatte di agrumi, frutta tropicale e spezie.
La Bellambrata Riserva dell’Officina, belgian ale di colore ambrato carico e dall’aspetto a malapena velato (g.a. 6%). Subisce una doppia fermentazione: la prima, in vasche aperte con lieviti di alta fermentazione; la seconda, in cantina con lieviti di bassa fermentazione. L’imbottigliamento invece avviene dopo cinque settimane di maturazione, con i residui di lieviti ridotti ormai al minimo. Con una carbonazione piuttosto contenuta, la schiuma bianchiccia sbocca fine, pannosa, di sufficiente durata e aderenza. Malto, lievito belga, caramello, miele, fiori, crosta di pane, nocciola, banana matura, zucchero candito, allestiscono un bouquet olfattivo di elevata intensità che rasenta la finezza attraente. Il corpo, medio-leggero, presenta una trama alquanto oleosa. Il gusto è caldo, intenso, avvolgente, con decisa tendenza alla dolcezza: il malto e un ottimo fruttato sanno bene come tenere a bada lo scalpitante luppolo erbaceo. Il finale si propone in una consistenza piuttosto asciutta e amara. Un amarognolo, che rimane nelle lunghe suggestioni del retrolfatto, viene stemperato opportunamente da una fresca punta di acidità.
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