Microbirrifici italiani: Birra Scarampola
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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Birrificio artigianale Scarampola
Microbirrificio a Millesimo, in provincia di Savona. Sito web: www.birrascarampola.it.
Mauirizio (detto “Flibus) Ghidetti, lavorando in Inghilterra nel settore della ristorazione, conobbe la responsabile della Best Guide Pub e per un anno prese ad accompagnarla nei weekend alla ricerca dei locali più interessanti del Sussex da recensire, avvicinandosi specificatamente al mondo della birra artigianale.
Tornato in Italia, aprì nel 2001 a Cairo Montenotte l’Osteria del Vino Cattivo iniziando, insieme, il praticantato brassicolo presso il brewpub Baladin dell’amico Teo Musso.
Nel 2004, sempre a Cairo Montenotte, nel centro storico e nelle cantine del palazzo dei marchesi Scarampi (da cui il nome) risalente al 1440, aprì il brewpub Scarampola.
Infine, nel 2008, il trasferimento all’interno dei resti del monastero di Santo Stefano di Millesimo (soppresso da Napoleone nel 1802), trasformando l’antica falegnameria e la stalla in un suggestivo laboratorio di birra artigianale. Mentre rimaneva attiva per la mescita l’Osteria del Vino Cattivo a Cairo Montenotte.
Nel 2015 l’apertura, all’interno del chiostro, di un cortile dove poter degustare le birre in abbinamento ad assaggi di prodotti locali.
Flibus partì da subito sottolineando il legame con il territorio circostante: chinotto di Savona, castagne essiccate di Murialdo e Calizzano, albicocca di Valleggia, miele di castagno della Val Bormida, grano saraceno dell’Alta Val Tanaro, luppolo coltivato nei terreni adiacenti al monastero.
La produzione, con un impianto da 3 ettolitri, è limitata ai 250-300 ettolitri annui: Flibus lavora da solo, e intende mantenere alta la qualità delle sue “creature”. Tutte di fermentazione alta, le birre sono comprese in due linee, una classica e una chiamata Abbazia di Santo Stefano.
Le birre artigianali Scarampola
Scarampola IPA, india pale ale di colore ambrato chiaro con riflessi ramati e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 6,2%). Inusualmente aromatizzata con la scorza di pompelmo di Finale Ligure, viene presentata come Italian Pale Ale. E in effetti, con l’aromatizzante ben dosata ed equilbrata sia al naso che al palato, il prodotto ostenta un piacevolissimo bouquet e un gusto straordinariamente dissetante. La carbonazione è medioalta; la schiuma beige, alquanto grossolana ed evanescente. L’olfatto propone subito freschi profumi di pino e agrumi; mentre, dal sottofondo, si levano pian piano sentori di malto caramellato, erbe, pane, frutta sotto spirito, lievito, e un timido floreale. Il corpo appare piuttosto sottile, in una consistenza decisamente acquosa. Perfetto il bilanciamento creato dall’intenso amaro agrumato con la solida base di malto biscotto, nonostante un accenno da guastafeste di lievito in sovrappiù. E, mentre il finale non si dilunga più di tanto con le sue note secche di abete rosso ed erbe aromatiche; il retrolfatto si prodiga con lunghe, succose, sensazioni rinfrescanti di pompelmo.
Scarampola N° 8, bière blanche di colore arancio pallido e dall’aspetto opalescente (g.a. 7,5%); con utilizzo della scorza del chinotto di Savona raccolto ancora verde. Con una media effervescenza, la schiuma bianca, ampia, fine e cremosa, ha buona allacciatura ma scarsa durata. L’aroma esprime con straordinaria delicatezza tutta la sua fresca intensità, con sentori che vanno dall’arancia al chinotto, dai fiori di sambuco a quelli di campo, dal frumento al malto, dal lievito al luppolo fruttato, dalla lavanda ai semi di coriandolo. Il corpo tende decisamente al leggero, in una scorrevolissima consistenza acquosa. Nel gusto, la luppolizzazione prevalentemente aromatica determina l’assenza quasi assoluta dell’amaro, e il sottile gioco di equilibrio si svolge tra i cereali e gli agrumi, con un’astringenza a malapena percepibile e l’indispensabile dose di acidità che assicura freschezza e briosità di bevuta. Il finale ha il semplice compito di ripulire il palato con una meticolosa secchezza. Il retrolfatto è un breve tripudio delle suggestioni amarognole della scorza di chinotto.
Scarampola Cocca di Mamma, fruit beer di colore aranciato e dall’aspetto confuso (g.a. 5,5%). Utilizza, al 30%, le albicocche di Valleggia, di piccole dimensioni ma dall’aroma e dal gusto intensi. Originariamente, si chiamava BirCocca, nome rimasto sull’etichetta posteriore. La carbonazione è parecchio bassa; la schiuma bianca, minuta e cremosa, mostra buona resistenza. All’olfatto, il profumo dell’albicocca sovrasta, ma non soffoca, i tenui sentori floreali e fruttati, anche di miele e cereali in secondo piano. Il corpo medio ha una consistenza abbastanza acquosa. Nel gusto, il dominio dell’albicocca appare piuttosto invasivo, al punto da sminuire quasi al limite le note di agrumi e di pane. La corsa, comunque, termina con un’opportuna punta di acido che rinfresca il palato e disseta discretamente: e il prodotto adempie così alla sua funzione precipua. Mentre al retrolfatto, peraltro sfuggente, non c’è da chiedere di più, al di là di una labile sensazione fruttata, addirittura non distinguibile se da un’albicocca matura e dolce oppure acerba e aspra.
Scarampola Donna Petronilla (Abbazia Santo Stefano), belgian ale di colore mogano e dall’aspetto alquanto torbido (g.a. 6%). E’ la nuova ricetta della precedente belgian strong dark ale. Quanto al nome invece, c’è da spendere qualche parola. Dunque il monastero di Santo Stefano, originariamente, era di proprietà del monastero di San Pietro di Savignano. Poi, nel 1216, fu comprato da Enrico II del Carretto, marchese di Millesimo, e donato alle monache dell’ordine cistercense di Santa Maria de Betton. E la prima badessa, cui la birra è dedicata, fu donna Petronilla. Con una morbida effervescenza, la schiuma, di un beige chiaro, si leva minuta e cremosa, ma di scarsa durata e allacciatura. L’olfatto mostra buona complessità e finezza attraente, esprimendosi con profumi di malto tostato, caramello, frutta, lievito, seguiti, più in là, da sentori di agrumi, fenoli, erbe, luppolo agrumato. Il corpo medio ha una consistenza tendenzialmente grassa, comunque briosa e scorrevole. Meno interessante la complessità del gusto, con note di malto e caramello, di lievito e luppolo floreale, di erbe e agrumi; e non senza una gradevolissima punta di acidità, mentre l’alcol si limita a operare con discrezione dal sottofondo. Il finale, essenzialmente amaricante, erbaceo e agrumato, introduce un articolato retrolfatto le cui sensazioni appena riconoscibili sono quelle caramellate con un tocco floreale.