Great British Beer Festival 2018: resoconto e foto
Il Great British Beer Festival – GBBF è uno tra i festival birrari più famosi al mondo. Si svolge ogni anno a Londra nella prima metà di Agosto ed è dedicato alle birre della tradizione anglosassone, le real ale maturate nei caratteristici cask che costituiscono il tratto distintivo della rassegna. Quest’anno siamo arrivati alla 41° edizione che ha avuto luogo ancora una volta all’Olympia London, un grande centro espositivo dei primi del Novecento nella zona di West Kensington. Lo organizza il CAMRA (Campain For Real Ale), la storica associazione dei consumatori britannici, nata nel 1971 per la tutela e la conservazione delle birre tradizionali. Il GBBF di quest’anno ha messo in scena oltre 900 real ale, centinaia di birre internazionali, sidri e perry. Ad accompagnare le bevute, una miriade di stand di street food londinese, praticamente di ogni tradizione culinaria!
L’Italia partecipa al GBBF perché fa parte di BSF (Bières sans Frontières), associazione europea che comprende anche Repubblica Ceca, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Spagna e Malta. Come al solito ci hanno sistemati in due bar contigui: nel primo tedeschi e cechi, nell’altro noi del “Rest of Europe Bar”. Tra i birrifici internazionali sono presenti anche gli USA con uno stand a parte che propone delle vere chicche.
L’Italia ha portato al GBBF una selezione di 28 birrifici nazionali tra i migliori sulla piazza. Continuando la tendenza dell’anno scorso, si è scelto di privilegiare i fusti perché il pubblico del festival preferisce la birra alla spina. Tuttavia anche il frigo delle bottiglie ha dato delle belle soddisfazioni con dei sold-out quasi istantanei.
Come dicevo gli inglesi preferiscono bersi la pinta, meglio se di lager. E infatti le basse fermentazioni sono state le più richieste. Fin dall’apertura, la gente si fermava a chiedere la Tipopils del Birrificio Italiano, segnale che la creatura di Agostino Arioli è ben conosciuta oltremanica. Infatti quando l’abbiamo attaccata è andata via in un baleno. Benissimo anche la 1291, bohemian pils di Birra Mastino; si era sparsa la voce e i clienti porgevano il bicchiere chiedendo: “Mastino?”. Lo stesso è accaduto per le Pils di Elvo e di Vetra che sono sparite a colpi di pinte intere, niente “terzini” da degustazione timida.
Tra le birre con ingredienti particolari, anche quest’anno Margose, la gose con l’acqua di mare (scheda), del Birrificio Birranova è finita quasi subito. Grande successo anche per una birra meno scontata, la Nopalita, acida con fichi d’india (prickly pears in inglese, non lo sapevo) di Almond’22, dall’aroma delicato e acidulo di grande fascino, che Jurij Ferri produce in collaborazione con il birrificio Yblon. Splendida accoglienza anche per la Bad Motor Finger, freschissima e deliziosa sour ale alla menta di Croce di Malto: Somehow it’s weird, but it works, mi ha detto una signora dopo averla assaggiata e assaporata con grande attenzione.
Tutti impazziti per la Babél di Foglie d’Erba, fatta con luppoli europei e americani che insieme creano un bouquet aromatico intenso ed elegante in una birra amara ma non troppo e tanto rinfrescante. Una birra che ha convinto gli indecisi, quelli un po’ diffidenti che immancabilmente ti chiedono: What do you recomend? a cui rispondevo: Try this versandogli un assaggio di Babél. Tutti hanno poi ordinato la pinta. Altra referenza che ha spopolato è stata la Fleur Sofronia, blanche ai fiori di ibisco di MC77 dal colore rosato, particolarissimo.
Sul lato bottiglie ci sono state delle nuove sorprese e delle solide conferme. Tra quest’ultime le due Barley presenti alla manifestazione, BB5 e BB7, sono esaurite quasi immediatamente, con la clientela che veniva a prenderle a colpo sicuro. Stesso destino per le Xyauyù del Baladin che sono andate via come il pane.
Prima di continuare, un piccolo disclaimer: questo è un resoconto personale, non vuole essere un bilancio scientifico del GBBF. Qui racconto solo le mie sensazioni dei tre giorni su cinque passati al festival come volontaria. È infatti possibile partecipare al GBBF come volontari, ed è un’esperienza bella perché si tratta di uno tra i festival più longevi e prestigiosi del mondo, capace di regalare suggestioni uniche.
Purtroppo quest’anno ho notato un leggero calo nell’affluenza del pubblico, confermato anche dalle sensazioni delle persone con cui ho parlato, almeno nei primi tre giorni in cui sono stata presente. Mi dicono che negli ultimi due giorni la situazione sia migliorata.
Il Camra è un’associazione storica che ha fatto e fa un lavoro fondamentale per la cultura e tradizione birraria in UK. A mio avviso ha una componente reazionaria piuttosto forte che da un lato gli dà fascino, ma dall’altro gli impedisce di rinnovarsi agevolmente.
Sia chiaro, a me piace molto il folclore del festival (sennò non andrei tutti gli anni a lavorarci gratis), tuttavia mi rendo conto che così com’è non ha la capacità (e la volontà) di seguire le tendenze e le novità del settore, perdendosi una fetta di pubblico giovane che invece preferisce altre manifestazioni di cui la vivace scena birraria inglese è ricca.
Chiudo la mini polemica perché il GBBF è un gran bel festival, ed è sempre un piacere farne parte. L’organizzazione è imponente, puntualissima, si curano anche i dettagli minuscoli; c’è da dire che 41 edizioni in carniere costituiscono un patrimonio di know-how festivaliero credo ineguagliabile.
Le foto
Tutte le foto: https://photos.app.goo.gl/C8CpLZp25khW3H8Q8
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