Sam Calagione mette in fermento il futuro della birra artigianale
Seppure con le dovute differenze, la storia della birra artigianale degli Stati Uniti anticipa quella italiana che segue percorsi e dinamiche piuttosto simili. Era il 1995, quando il birraio americano di origine calabrese Sam Calagione fondò il brewpub “Dogfish Head Craft Brewery” a Rehoboth Beach nel Delaware, aggiudicandosi il primato di birrificio più piccolo degli USA.
Primato di cui si è sbarazzato subito perché, in oltre vent’anni di attività, Dogfish Head è cresciuto sempre costantemente – nel 2002 ha aperto il birrificio vero e proprio – fino a diventare la 16° birreria artigianale del paese (secondo la classifica della Brewers Association), e riuscendo a mantenere nel tempo un ritmo di crescita di oltre il 5% all’anno (addirittura 8% nel 2015). Attualmente Dogfish Head è un’azienda con 250 dipendenti e produce, oltre alla birra artigianale che ben conosciamo, anche un sacco di altre cose marchiate con il “pescecane”.
Questo successo ha spinto S.C. a mettere nero su bianco le sue avventure col birrificio e la visione di questo mondo. Il suo primo libro di marketing si intitolava Brewing Up a Business, avventure nel mondo della birra artigianale dal fondatore della Dogfish Head Craft Brewery, Sam Calagione. Qui raccontava il primo capitolo della storia: l’avvio dell’attività imprenditoriale nel mondo della craft beer.
Adesso ha appena pubblicato il suo secondo libro di strategie di marketing, intitolato Off-Centered Leadership: The Dogfish Head Guide to Motivation, Collaboration and Smart Growth, in cui affronta i temi della leadership e della gestione di un’azienda in pieno sviluppo, votata a diventare una società sostenibile. “Sostenibile” significa in primo luogo “molto diversificato”: we decided to have a very complicated business model.
Come abbiamo già detto, Dogfish Head è un marchio a tutto tondo e non soltanto una fabbrica di birra artigianale. Sotto il logo del pescecane troviamo nuovi progetti, come la locanda “Dogfish Inn” a Lewes, un ristorante specializzato in frutti di mare situato sulla costa del Maine e poi ancora: merchandising, altri ristoranti, una distilleria che produce gin e vodka partendo dalle materie prime, ecc. Tutto secondo un modello di business che ricorda molto quello del Baladin, per esempio. Differenziando le attività di produzione il marchio DH può essere consolidato anche al di fuori del mondo della birra artigianale, come spiega Sam Calagione stesso nell’intervista.
L’intervista di Usa Today
– Cosa ti ha portato verso il cibo e l’accoglienza?
All’inizio la nostra ragion d’essere era semplicemente produrre delle ale fuori dal comune per persone fuori dall’ordinario. Ma nel momento in cui abbiamo ampliato il nostro target, includendo: cibo, ospitalità e alberghi, abbigliamento e oggettistica, il nostro scopo è diventato produrre tante cose fuori dal comune, non solo le birre.
Cerchiamo sempre di creare oggetti che, se da un lato è vero che occupano fasce di prezzo più alte, dall’altro le persone sanno che sono soldi ben spesi, ripagati da ingredienti, genuinità e metodi di lavorazione di qualità, sia si tratti di cibo che di bevande alcoliche. Per esempio nel caso del nostro nuovo ristorante Chesapeake & Maine acquistiamo il pesce direttamente dai produttori di zona. In questo modo cerchiamo di essere autentici, trasparenti e ben differenziati.
– Dogfish Head è noto per fare birre inusuali. Che cosa avete prodotto di recente in questo filone?
La SeaQuenchAle è formata da tre birre tradizionali brassate in sequenza. In primo luogo, abbiamo preparato una Kölsch con un pH molto adatto alla vita del lievito, che abbiamo messo in un serbatoio a riposare per 24 ore. Poi abbiamo aggiunto una Gose preparata con coriandolo, lime nero, sale marino dalla foce del Chesapeake e dalla riva del Maine. Infine la terza è una Berliner Weisse, praticamente la nostra Festina Pêche, ma invece di contenere il 25% di pesche, abbiamo aggiunto succo di lime nei fermentatori. Alla fine dei giochi otteniamo un blend con “DNA tedesco” e con anche qualcosa in più, contenente il 4,9% di alcol. Sale e lime sono le caratteristiche organolettiche più evidenti di questa birra, che potrebbe essere benissimo una session.
– Ci sono in atto un sacco di acquisizioni nel mondo della birra. Sicuramente Dogfish Head sarà già stato preso di mira…
Siamo stati oggetto d’interesse da parte della più grande multinazionale della birra, così come ha fatto la sua mossa di avvicinamento anche uno tra i maggiori importatori del pianeta. Ma noi non li abbiamo presi in considerazione. Per me la linea di discrimine di un birrificio artigianale indie è data dalla definizione della Brewers Association. Sono convinto che Dogfish Head rimarrà tale per molti, molti, molti, molti anni a venire.
[La definizione di birrificio artigianale della Brewers Association fissa il limite della produzione a non più di 6 milioni di barili all’anno. Inoltre non più del 25% deve essere posseduto o controllato da un membro del settore non artigianale, e infine deve utilizzare ingredienti e processi di fabbricazione tradizionali e innovativi.]
– Cosa significa il consolidamento in crescita per il movimento della birra artigianale?
Tutti si devono render conto che in questo momento, in ogni bar di ogni stato, ci sono le industrie della birra che stanno cercando di entrare, vendendogli fusti spacciati per artigianali americane, ma che in realtà sono birre fatte, distribuite e commercializzate dai più grandi gruppi industriali del mondo. In questa situazione, se il consumatore non sceglie le vere birre indie, rischiamo di perdere la vitalità e la diversità del settore artigianale, perché i piccoli produttori non possono certo competere con i prezzi delle cosiddette “artigianali fatte dalla grande industria”.
– Nel libro parli della scelta di DH di ricorrere a investimenti “private equity”.
Ero consapevole che questo momento di alta competizione avrebbe richiesto forze aggiuntive di tipo diverso, di un investitore azionario di minoranza, [LNK Partners], con una grande esperienza aziendale in altri settori produttivi, per esempio, abbigliamento con Calvin Klein e Levi e altre industrie high-end simili. Dogfish intende rimanere sulla fascia alta nel mercato artigianale, come abbiamo sempre fatto. Hanno capito che la nostra intenzione è quella di rimanere a conduzione familiare, di imparare da loro e poi ricomprargli le quote. Non abbiamo intenzione di andare verso un’offerta pubblica, né di finire comprati dai grandi gruppi della birra o qualcosa di simile.
L’intervista completa di UsaToday a Sam Calagione si trova qui: Dogfish Head founder crafts brewery’s future —Translated by Francesca Morbidelli.
Sito web DH: www.dogfish.com