Fare la birra in casa: come si comincia?
La diffusione della passione per la produzione casalinga è stata la spinta propulsiva del cosiddetto “Rinascimento della birra” che ci ha regalato una generazione di nuovi birrai, apprezzati in tutto il mondo. Questo fenomeno è avvenuto prima negli Stati Uniti e poi anche in Italia, con dinamiche che, seppur diverse, hanno alcuni punti in comune.
Nel mondo americano il movimento nacque in contrapposizione alla scarsa offerta birraria del mercato che era costituito esclusivamente dalle birre della gdo. Stanchi di bere sempre le stesse cose, gli americani cominciarono a prendere ispirazione da quello che si beveva all’estero, nei paesi di tradizione birraria e, di conseguenza, a prodursi in casa le proprie birre, sperimentando stili all’epoca introvabili in commercio.
Farsi la birra in casa è una passione forte che, al pari della cucina, richiede tanto allenamento ed esperienza. Un’attività che incontra sempre più appassionati, di tutte le età. Ma qui ci concentriamo sulle persone che potrebbero essere interessate, ma non ne sanno molto né hanno avuto occasione di approfondire l’argomento. Allora vediamo di rispondere alle loro domande. Perché diventare homebrewer? Perché farsi al birra a casa? Come si comincia?
Iniziare è semplice, basta entrare in un negozio apposito e comprare: un kit, gli ingredienti per fare la prima “cotta” (preparazione della birra), e magari un manuale di istruzioni per principianti.
Il kit è uno “scatolone” che contiene gli strumenti basilari per fare la prima birra a casa. Brassare in kit implica anche l’uso di estratti di malto, che vengono venduti in lattine e si trovano sempre più spesso, non solo nei negozi specializzati. A Firenze, per esempio, li vende il Grand Cru oppure la Coop di Legnaia; invece tra i negozi online segnalo gli amici di Birramia.it o di Forniture birra, per esempio.
L’estratto di malto è un mosto sciropposo, ricco di zuccheri. Fare la birra con l’estratto è il sistema più semplice, ottimo per cominciare, ma che alla lunga dà meno soddisfazioni rispetto alla preparazione fatta col procedimento completo. Quando si passa al metodo all grain, infatti, questa parte viene compiuta direttamente dall’homebrewer che fa una lavorazione intera, iniziando dalla scelta e macinazione dei malti.
Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla preparazione da kit. Fare la birra con gli estratti è semplice, bastano poche operazioni: bollire acqua, aggiungere lo sciroppo di malto (esistono anche estratti secchi, ma personalmente non li ho mai visti usare), e il luppolo. Quest’ultimo si aggiunge in vari stadi della preparazione, ed apporta alla birra l’amaro e l’aroma. Una volta finita la bollitura si versa il mosto ottenuto nel fermentatore, aggiungendo il lievito per la fermentazione e si aspetta che questa sia avvenuta. Tutto qui.
Questo è il sistema di base per fare la birra, il più semplice, il primo passo di tanti homebrewer che poi si sono evoluti, arrivando a fare le ricette complete e a produrre birre notevoli. Si spera che alle prime birre da kit ne seguiranno tante altre “all grain”. Anche usando gli estratti, le ricette possono essere personalizzate, con l’aggiunta di ingredienti per caratterizzarle, come miele, spezie, ecc. Un buon libro per principianti può aiutare il futuro birraio nelle prime cotte.
Dopo un po’ di esperienza casalinga, l’homebrewer sarà in grado di creare stili birrari diversi, apprezzare le sfumature dei sapori e degli aromi e progettare le proprie birre, magari sperimentando ingredienti speciali, anche caratteristici del proprio luogo di provenienza. Lorenzo Dabove (Kuaska) considera una caratteristica delle birre italiane l’essere spesso prodotte con ingredienti a km. Zero, che danno una forte caratterizzazione territoriale alla nostra birra artigianale.
Il nostro curioso si ritroverà ad essere un homebrewer appassionato, a partecipare ai concorsi, agli incontri, forse a fondare un’associazione, e andare ai tanti festival birarari. Il mondo della birra artigianale in Italia è ancora troppo ristretto, ma ci stiamo lavorando!
Perché diventare homebrewer?
In queste poche righe di introduzione ho elencato i principali motivi per cui si diventa homebrewer: per risparmiare soldi bevendo bene, creare le proprie birre, e conoscere altre persone simpatiche.
Fare la birra a casa dà la possibilità di bere bene a un prezzo inferiore. Adesso ci sono tanti beer shop e sempre più pub finalmente cominciano a diversificare meglio le loro proposte, orientandole verso la qualità e gettando un occhio ai paesi a più ampia tradizione birraria. Ma bere sempre fuori o comprare bottiglie alla lunga può diventare costoso, allora ecco la convenienza nel farsi la birra da soli, specialmente se si usa il metodo all grain.
Fare la birra a casa dà inoltre la possibilità di sperimentare ingredienti diversi, spesso inusuali, oppure di trovare la ricetta preferita. L’homebrewer entra nel variegato mondo dei malti, luppoli e lieviti e sperimenterà ricette e stili, secondo il proprio gusto personale. Tanti homebrewer preferiscono le loro birre a quelle che si trovano in commercio, proprio perché se le sono pensate e realizzate “su misura”. Alcuni amano fare le cose semplici: birre beverine, lineari, con profili gustativi netti. Altri invece sono più “barocchi” e amano sperimentare gli ingredienti più strani, i passaggi in botte, e via discorrendo.
Fare la birra è divertente, appagante, sia a livello individuale sia a livello sociale. C’è una soddisfazione molto forte a creare una birra dai singoli ingredienti; materiali semplici che combinati insieme danno luogo a fermentazioni che ci conducono verso sapori complessi, e gusti elaborati. Spesso occorrono anni di tentativi per trovare la “ricetta perfetta”.
Molti birrai oggi affermati, un tempo sono stati homebrewer, e quando sono passati alla produzione professionale si sono portati dietro le ricette perfezionate in anni di hobby casalingo.