Birraio dell’Anno 2014: vince Simone Dal Cortivo di Birrone
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In un cinema di Firenze si è deciso il birraio dell’Anno 2014
Complimenti a Simone Dal Cortivo del birrificio Birrone, eletto Birraio dell’Anno 2014!
La cerimonia di premiazione si è svolta ieri a Firenze, al cinema Alfieri in cui è stato proclamato il vincitore, scelto nella rosa dei cinque birrai in finale.
Come ha sottolineato Kuaska durante la presentazione, in Italia sta nascendo un grande movimento delle basse fermentazioni, in cui il birrificio Birrone è tra i maggiori protagonisti. La filosofia del birraio è: “tanta e bona”, che si sposa perfettamente col concetto di bassa fermentazione!
Un evento a metà tra cerimonia e degustazione
Durante la cerimonia i cinque finalisti si sono alternati sul palco e hanno presentato una birra di loro produzione ciascuno, degustandola assieme al pubblico in sala. Kuaska ha diretto il tutto!
Queste le birre presentate con alcune note di degustazione. Disclaimer: resoconto scritto e pubblicato di getto, durante la pausa, mi rendo conto che ciascuna di queste birre strameriti un nuovo assaggio, magari con il bicchiere di vetro!
Simone Dal Cortivo, Birrone
Simone Dal Cortivo (il Birrone) con la “Gerica”, ovvero l’incontro tra la Germania e l’America; lager con luppoli americani (e tedeschi) e malti tedeschi. A naso fruttata, con note agrumate ed erbacea. Al palato ancora erbacea con note biscottate e un finale piacevolmente amaro con accenni resinosi.
Luigi d’Amelio, Extraomnes
Luigi d’Amelio (Extraomnes), definito da Kuaska “la lingua più feroce del web”. Ci ha presentato una giovane “Imperial Zest”, ossia una versione “strong” della Zest. Al naso è un’esplosione di frutta: lychee, scorza di arancia, pesca, uva spina, frutta bianca. Sul finale note di agrume amaro, tipo pompelmo giallo. Nonostante i 9,5% gradi alcolici, questa Belgian Strong Ale è beverina, l’alcol non si sente, se non alla fine quando restituisce un warming piacevole. Devo ripetere: pericolosamente beverina.
Donato di Palma, Birranova
Donato di Palma (Birrificio Birranova) ha portato la “Negramara”. A naso note erbace su cui spiccano quelle di rabarbaro. In bocca ci accoglie un amaro che viene bilanciato subito dall’uso dei malti caramellati, con un risultato morbido e allo stesso tempo secco. Secchezza che poi ritroviamo anche sul finale, a cui si accompagna ancora l’amaro ben gestito e note di frutta (secca) per concludere.
Una Strong Ale di 8% alcolici, fatta con luppoli americani. Anche se ha solo 40 ibu, l’amaro percepito è maggiore, contrastato e allo stesso tempo bilanciato in modo armonico dai malti caramello.
Valter Loverier, Loverbeer
Valter Loverier (Loverbeer) con la “D’uvaBeer”, Fruit Ale con ciliegie griotte, con mosto d’uva Freisa aggiunto durante la fermentazione. Una birra che credo si possa definire wild ale, complessa e ricca di sfaccettature. C’è una parte fruttata molto gradevole, lamponi, bacche rosse del bosco che si bilancia con la componente acidula. A queste si aggiungono i sentori che si sprigionano generosamente dal bicchiere man mano che si ossigena. Ne elenco solo alcuni, è una birra che merita un’occasione di bevuta più tranquilla rispetto alla situazione di ieri: al naso mela cotta, succo di frutta, una leggerissima nota minerale di grafite, cacao, ecc. ecc. Sul finale sprigiona qualche traccia alcolica forse un pochino troppo evidente. Ma, ripeto, il bicchiere di plastica dentro al cinema non è certo il luogo ideale per fare degustazioni.
Giovanni Campari, Birrificio del Ducato
Giovanni Campari (Birrificio del Ducato): “Brett Peat Daydream” una sour Ale, risultato del blend tra tre birre diverse, ciascuna però molto caratterizzata (una brettata, una invecchiata in botte, l’altra non ricordo). Il risultato è una birra di 7% alcolici con una personalità estrema. Al naso sentori affumicati potenti, cuoio, stalla, acetica. Note di zolfo, acido lattico preminente. In bocca forte, sapida, torbata. Predomina il ph bassissimo. Birra fermentata in botte di Laphroaig, fatta con malto da whisky torbato, con fermentazione selvaggia, ma anche inoculata con Brettanomiceti. Sul finale lascia in bocca un forte sapore tabacco, anzi di sigaro. Più che una birra è un’esperienza complessa. Da provare, un “Made in Italy” spinto all’estremo che all’estero, specialmente oltreoceano, apprezzano tantissimo (al limite del tollerabile, secondo il mio modesto parere che non stravede per questo tipo di birre).
Grazie! 🙂
Complimenti vivissimi al birraio vincitore una faccia nuova, e molto interessante quest’analisi dettagliata delle birre…….. bel post!